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Torre di Albospino

Infoseite

Name Beschreibung
Anschrift Ramacca (CT)
Telefon 0933.57304
Fax 0933.58262
E-mail info@calatinosudsimeto.it
Geöffnet Visibile solo dall'esterno
Besitz Privata
Preis Gratuito
Informationen Centro Servizi Calatino Sud Simeto, aperto dalle 9 alle 13, dal lunedi al venerdi
La Torre di Albospino presso Raddusa e Ramacca, è un bene isolato che trova luogo poco a nord della sponda settentrionale del lago di Ogliastro. Si tratta di una torre probabilmente feudale, edificata su di un affioramento di roccia calcarenitica. L’edificio ha pianta poligonale irregolare; la tecnica edilizia si caratterizza per l’utilizzo di pietra locale non sbozzata, legata insieme da abbondante malta. Solo i cantonali sono rinforzati attraverso l’utilizzo di pietra calcarenitica ben squadrata. La torre si presenta molto rimaneggiata. In origine doveva constare di un pianterreno e di un primo piano. In un momento successivo, forse per esigenze abitative, si decise di aggiungere una seconda elevazione, costruita con tecnica edilizia tanto rudimentale da far apparire netto lo stacco tra primo e secondo piano. Nonostante i numerosi rimaneggiamenti, la disposizione delle finestre non è del tutto caotica, ma sembra rispondere a esigenze abitative e di difesa. Al pian terreno si osserva la presenza di piccole finestre quadrate, sorrette da architravi e stipiti in pietra bianca.

Al primo piano l’esigenza divensiva cede il passo a quella abitativa e le finestre diventano rettangolari, ampie, costituite sempre dalla medesima pietra calcarea ben squadrata. Collega i piani della torre una stretta scala coperta da crociere a sesto ribassato. L’interno è in rovina. L’ultimo piano è un cumulo di macerie dovuto anche al crollo della copertura. E’ possibile che la torre facesse parte di un casale oggi scomparso e che svolgesse mansioni di salvaguardia e controllo delle attività agricole che interessavano la zona. Non è improbabile, infatti, che il pianterreno dell’edifico fosse adibito a granaio e deposito di derrate alimentari.

Giuseppe Tropea, http://www.medioevosicilia.eu

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